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Sulle tracce di Montalbano. Sicilia.

Sulle tracce di Montalbano. Sicilia.

Così vicino così lontano.

Parafrasando il titolo di un film di Wim Wenders del 1993, perfetto per rappresentare le distanze geografiche e delle relazioni nell’era Covid-19, vi porterò con me a viaggiare oltre le frontiere dello spazio e del tempo con addosso solo l’odore del genius loci (spirito del luogo).

La meta? Un’estate fantastica in cui il sogno sia l’unico biglietto da pagare.

Patrizia.


 

Terza cartolina. Sulle tracce di Montalbano. Sicilia. Estate 2012.

Sarò sincera. I film di Montalbano creano dipendenza. O è la Sicilia che fa questo effetto?

Me lo chiedo ogni volta che guardo una puntata della serie. E ne resto così incantata da rivederla la stagione successiva. E quella dopo ancora.

La Sicilia non è solo  scenografia, è protagonista assoluta. Perché è una terra che può solo essere primadonna. Ed entra dentro, incide l’anima, il corpo e cattura i sensi.

Tatto, con una natura così sfacciata da volerla possedere. Vista, con la bellezza della sua architettura che attraversa la storia come una sciabolata e lascia senza fiato. Udito, col brulicare vivo delle sue strade. Gusto, olfatto. Non lo sto nemmeno a dire!

Ho dedicato alla Sicilia parecchi viaggi. Quello tra Noto, Ragusa, Scicli, Siracusa resta, come gli altri, indimenticabile.

Mi porto dentro la visione del Barocco, immobile a mezzogiorno. Il faro di Punta Secca con alle spalle il sorriso complice di un commissario. Una irripetibile granita alle mandorle a Noto. Modica assoluta. Il mare. È solo per brevità che mi fermo qui.

 

Prossimo indirizzo? Potrei anche decidere di tornare.


Nell’immagine: Punta Secca, Modica.